giovedì 7 luglio 2011

White corner

2010, olio su tela, cm 100x120

Se uno sguardo esprime più di mille parole, lo sguardo di quest’opera per
posizione, colore, dimensione e profondità, ne sintetizza tutto il lavoro.
Lo sguardo di un “bianco malato”, perso in pensieri indistinti accettati passivamente,
rispecchia la confusione di questa ennesima generazione X, inglobata
in questa organizzazione sociale che pretende continue prove, certezze e
scadenze, che vive di mass media dove spesso le nuove generazioni si rifugiano in
modo puramente virtuale. Una società che propina sogni preconfezionati e miseri eroi.
Lo sguardo perso catalizza l’attenzione anche essendo decentrato nell’opera,
ai margini del quadro, proprio come questa generazione messa ai margini
della società per possibilità d’espressione e di “scalata sociale” ma che comunque
riesce ad avere sussulti di vitalità e di estrema creatività.
Quest’opera ha l’espressione persa nel vuoto dell’incertezza del futuro, i sogni
che diventano vestiario e le lunghe braccia strette a serrare gambe che non corrono, perché non possono, perché non vogliono.
Una figura seduta a terra, nel “freddo” angolo di una toilette(?), che al di là dei simbolismi, trasmette distacco e attesa.
L’attesa di una generazione che pretende senza urlare.
P. Citera
Opera in concorso al premioceleste 2010

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